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. Prima
parte: 1915 Sono
le 12 del 22 Luglio. Si mangia un po’ e via … verso Sdraussina …
in giù lungo la scarpata della ferrovia … verso l’ignoto. Avanziamo
in fila indiana … ad ogni passo una nuova scoperta terribile: una
casa distrutta, un incendio, dei soldati morti e abbandonati, dei
cavalli morti e puzzolenti, dei proiettili che fischiano, scoppiano,
si sgranano … degli incendi … Non
si cammina, non si ragiona … si corre … si corre … tutti:
uomini, carri, cavalli … e tutto a precipizio. Si
potrebbe anche aver paura … sono io solo al comando di 100 soldati!
… Ora gli ufficiali si fidano! … Potrei
anche aver paura … anzi se ci penso … Vedi là una granata che
buco ha fatto … -
A terra! — giù sassi e schegge … -
Via, correte! Se no vi ammazzano! … Il nemico è li sopra. Un
artigliere chino sulla sua pariglia, d’un tratto piomba a terra
morto … Quello che montava il carro da munizione. Un bel giovane, lo
veggo ancora, balza sui cavalli, si erge, fa un gigantesco segno di
croce … e via a spron battuto … Quanto
bene mi ha fatto quel segno di croce … Mi
segno anch’io, e corro con dei garretti di acciaio … La
strada per Sdraussina fa un angolo sotto la chiesa di Sagrado e si
restringe tra un gruppo di povere case e l’lsonzo. Il
parapetto sul fiume è abbattuto, le case a brandelli: qui è un
bersaglio continuo dei cannoni tedeschi, sui monti di faccia … Ci si
ferma a respirare al coperto … poi via … La strada è piena di
morti e morenti … uomini e cavalli. Si
corre … si sentono ruggire da per tutto proiettili, granate,
shrapnels, fucilate e sassi … ci si perde nel polverone e si corre
… si corre … raggiunti, oltrepassati da altri, incontrati da
carri, cavalli, uomini a precipizio … poi si salta giù dalla
scarpata della strada … e si respira un po’ … La strada è in
rialzo e ci protegge … Da
per tutto: buche, trincee, ripari fatti con tutto: sacchi, sassi e
carri, botti, imposte, mobili preziosi … In
ogni buca, sotto ogni sasso sporgente, sotto ogni ceppo o radice vi
sono soldati … lo zaino sul capo in attesa. Ogni
tanto qualche proiettile piove in quel fitto … e si muore. Si
avanza così al coperto … ad ogni fischio giù a terra … e poi via
… Il nemico e vicinissimo … I
feriti li portiamo ai sottopassaggi della ferrovia, alla Filanda, al
Castello e a Sdraussina: piccolo paese sulla strada per Gorizia.
Incontriamo i prigionieri: sento odio e pietà … povera gente. Però
son tutti giovani e ben nutriti. La battaglia infuria … Cannonate
e fucilate: un’orgia di fuoco, una pioggia di proiettili e …
feriti … e feriti … ecco ciò che vediamo. Quanti
prigionieri, quanti morti … Quanto si soffre a veder tante miserie
… -
Portaferiti, aiuto! – e via: si corre, si cade, si rialza, si sfugge
a mille morti … Si
ferma per respirare ed ecco che vedete un’altra turba di feriti che
invoca … siete incerti sulla scelta … Prendete il più grave e via
… Chi può vi segue … chi non può si nasconde fiducioso che
tornerete a prenderlo … Verso
sera cessa un po’ la furia … portiamo i tedeschi … povera gente! Lontana!…
Dolente! … Non compresa! … Derisa! Sì
la guerra rende crudele! … Sotto un pino in un giardino vi erano
dieci tedeschi feriti gravissimi. Una
granata in un fienile lì presso … il fienile è in fiamme … le
foglie del pino crepitano … i tedeschi feriti urlano … Poi vi sono
attorno tanti, tanti morti … lasciati qui all’ombra, al sole …
in tutte le pose più orribili. Rialzare
quei feriti, portarli via a fatica arrecando chissà qual dolore … Gesù,
Gesù! … Amici e nemici lo invocano, che orrore. 23
luglio = La battaglia infuria sempre … Ci dirigiamo a prender feriti
fino verso Peteano, lungo l’Isonzo e la ferrovia … La
scarpata di questa è tutta solcata da proiettili … ormai non si
sente più pietà per nulla, non si sente più dolore, né fame, né
paura, né compassione. I
sottopassaggi, i corsi d’acqua, in tempo di pioggia sono i posti di
medicazione; vi è fango fino al ginocchio … le granate scoppiano,
le fucilate sono fittissime. Verso
il casello 45 mi coglie una tempesta di shrapnels: veggo la furia che
si avanza sulla strada … tastando metro per metro … scappo in una
casa entrando per una breccia … Che puzzo, che fetore: i cadaveri vi
erano ammucchiati come fascine. Li
veggo ancora: neri, chiazzati, con le occhiaie fuori, gonfi come
palloni … e che sciame di mosche! Scappo inorridito … La
scarica è già passata e seguita con una metodicità di una macchina
… Sotto un passaggio della ferrovia: molti feriti e un prete che li
assiste … Povero prete, tutto infangato e sporco! … Poveri
ed umili eroi! … Un tedesco ferito, sul lato della strada, e là da
un giorno: coperto di mosche, di schegge e di polvere. Gli
ho dato da bere stamane, poi oggi ha preso tutto il sole … ed è
sempre vivo … ed io ogni volta che passo spero vederlo morto …
cosi non soffrirà più … ma egli vive. Appena
ho potuto lo sono andato a prendere, è ferito al capo, con
asportazione della guancia e dell’orecchio. Che buco cancrenoso! …
Il
medico lo fascia … gli diamo del cognac poi lo manda indietro e dice
che potrà guarire! …
24 luglio = Stanotte ci ha preso una salva di shrapnels tedeschi. Ero in un fosso. Scoppiavano così vicini che soffocavamo pel fumo … ma che corse per giungere qui da Sagrado… 25
luglio 1915 = Ieri sera me ne è capitata proprio una bella: per
arrivare alla filanda mi ero inoltrato per un bosco di acacie e sono
caduto in un apiario, meglio però le api che le granate! Queste e i
loro fratelli gli shrapnels erano fitte come la pioggia. Ero
solo … correvo lungo un muro per trovare una breccia ed entrare
nella corte … Sono entrato nella corte della filanda e
nell’alveare. E’
stata la mia salvezza. Quante granate! Un mulo mi è caduto colpito
quasi addosso. Ho
sepolto dei morti … tanti … tanti. Erano tutti in un prato fra
l’erba e pareva non finissero più. Poveri morti. E le granate
cadono su le loro tombe … Monte
San Michele: una collina: un dorsale di collina che sale dolce
dall’Isonzo, coperto di prati e di qualche albero. Nella
parte che guarda a Sagrado è brullo, sassoso, color mattone e un
po’ più accidentato … Ecco il monte, tanto terribile … Pare una
collina dell’Arcadia … e invece è l’officina della morte. Ogni
volta che vi sono passato sotto, provavo l’impressione di passar
vicino a una fiera accovacciata. Stamane c’era un drachen ballon
tedesco librato al di sopra … e le granate piovevano come l’acqua
… Oggi
si è aggiunta anche la pioggia. I poveri feriti arrivano in uno stato
miserando! … Poveri
Bersaglieri … lanciati su quel monte e mietuti come fieno dai
tedeschi … Vengono indietro fradici di pioggia, di fango e di sangue
… Sembran con quel piumetto bagnato e scomposto, tanti polli
scottati … E
la processione dei feriti continua. Pioggia,
fango, fame, sole: si scivola, si cade, si suda … si muore! … Non
ho mai avuto tanto caldo: le granate e gli shrapnels accompagnano il
tuono in una musica infernale … Altro che ballata del diavolo. Mi
hanno coperto di fango: mi hanno fatto ber l’acqua dei fossi, mi
hanno anche coperto di foglie di alberi … e le fucilate oqgi erano
insistenti e sfacciate come la mosche … Però,
bisogna dirlo, comincio a far l’abito a questo can can. Ho
fatto un udito straordinario, sono divenuto un calcolatore di distanze
non triste. So distinguere benissimo il suono dei proiettili nemici da
quello dei nostri. Cammino sempre con le orecchie tese … un fischio,
mi butto a terra al posto migliore. Trovo subito la posizione e il
modo di esporre le cose che costan meno … poi aspetto: trovo il
tempo di invocare Gesù. Un colpo — uno schianto — una pioggia di
schegge — di sassi — di foglie — un salto e via … poi comincio
ad esaminarmi se ho avuto avarie. Ed
oggi ne son cadute tante — tante
… e tanto vicine. E ieri? Mio Dio quante! … A un punto,
sdraiato in un fosso, respiravo il fumo e lo zolfo degli shrapnels …
e per non morire asfissiato sono fuggito, sotto gli shrapnels
attraverso un campo di granoturco … vedevo nel buio, fra i gambi del
frumento le fiammate dei bossoli … E sono sempre salvo. E’
caduto anche un 305 … sembrava il tuono: ha scavato un vero pozzo. 26 Luglio = Sono tutto stordito! Non so perché non si muoia in tanto inferno. Feriti! Feriti! … Cannonate e fucilate: una vera orgia di fuoco. .Pagina 5 |
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