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. Terza parte: 1917-18
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marzo 1918 – LA MIA PRIGIONE Governo
ladro! Cosa ho fatto io al mondo di male, da finir prigioniero? E
fortuna che non son morto di fame questo inverno! Veramente sono
prigioniero da quattro mesi, ma solo ora, o miei posteri, mi viene la
forza di parlarvi; forse in grazia della primavera o piuttosto, credo
io, in forza di un risotto che oggi ho avuto il bene di divorare!
Dunque d’ora innanzi scriverò la mia storia passata, presente e
futura, Storia triste di dolori, di freddo, di fame tremenda, e voglio
sperare che, pel futuro, non essere tanto prolissa. Che
meraviglia il trovarmi ancora vivo! 24
marzo = Domenica delle Palme. Ho visto oggi fuori del nostro recinto
un susino fiorito. Quanta bellezza e quanta festa in questo giorno!
Come è triste ricordare ora il bel tempo della libertà! Maledetta
prigionia! 27
marzo = Ricevo un vaglia di ottanta lire e un pacco di pane. Ringrazio
di cuore i miei cari che tanto mi ricordano. “Sul
fronte franco-inglese si sviluppa l’offensiva contro i prolungatori
della guerra”. Così dicono i tedeschi. Si bombarda Parigi da 120
Km! 31
marzo = Pasqua di Resurrezione. Chi ha cuore di figlio può immaginare
quello che oggi prova il povero prigioniero di guerra: lontano dalla
famiglia, dalla patria, in mano ai nemici che ha combattuto. 5
aprile = Arrivano pacchi da casa: la buona mamma ci manda fin qui il
suo sorriso e il pio lavoro delle sue mani. Con la biancheria che la
mamma mi spedisce potrò finalmente togliermi di dosso gli insetti! 7
aprile = Tutta la natura si ridesta: è primavera. I falchi neri sono
volati alle loro montagne a nidificare, dalla mia prigione veggo i
boschi del Danubio che rinverdiscono. Quando rinverdirà la mia
speranza? 9
aprile = Ho visto le prime rondinelle. Luglio.
Grandi preparativi per tentare di tagliar la corda, quindi niente
memoria … Tentativo di fuga non riuscito da parte di due miei
compagni di prigionia. Rappresaglie da parte del comando austriaco. 25
luglio = Riesco ad evadere con tre compagni tagliando il reticolato. 27
luglio = Entro in Austria. Dal 28 al 31 luglio. Uccel di bosco per
monti e valli, re della macchia. 31
sera. Una dannata imprudenza! Arrestato dai gendarmi. Condotto a
Murzusslac. 1
agosto = A Neustad 2
agosto = A Sopron 3
agosto = Sopronnyek. Agli arresti di rigore, in attesa di essere
spedito a Comarun. 6
agosto = Arrivano i pacchi, i miei sono spariti, eppure si trovavano
segnati sulla lista! Pazienza. Ho perso la libertà e la speranza di
giungere a casa, il che è ben peggio. 7
agosto. Soggetto a ritenuta di lire 49,25 quale premio da pagarsi al
gendarme che mi ha arrestato, non c’è che dire, in Austria sono
proprio graziosi, ma quella di far sì che la vittima debba pagare il
proprio carnefice, è di una ironia così fine e feroce degna solo di
un Tigellino ed altri simili. Mi
hanno chiamato in Cancelleria per farmi noto che sono punito con 20
giorni di arresto. Intanto non so ancora dove mi manderanno dopo che
avrò scontato questa punizione. Dall’Italia, dal Vaticano è venuta
una raccomandazione tendente a farmi internare in un Seminario. Certo
avrà fatto ridere questi tedescacci! Meglio così che esser
condannato all’intimità con preti tedeschi! 15
agosto = Quanti ricordi soavi e cari in questo giorno così bello in
Italia! Festa, gaiezza, banchetti, allegria! Come era bella la festa
dell’Assunta a Monteveglio! Come rosseggiavano freschi i cocomeri
all’ombra! E le vigne che maturavano già l’uva bianca al sole
cocente! Come era bello il pranzo in famiglia, tra lo stuolo dei
parenti e gli amici! Come la mamma, poveretta, si faceva in quattro,
onde averci tutti vestiti a nuovo e per prepararci quel pranzetto
squisito con i dolci, le frutta e i vini spumanti! … Ed oggi? Povera
mamma, povero babbo! Invano speraste riunire al desco festivo i figli
cresciuti e robusti, forti lavoratori della vigna e del campo. Oggi la
nidiata è dispersa, e non da oggi solo, ma da ben sette anni dal
serpe della guerra! Mia povera famiglia. Dove sono oggi i tuoi figli?
Chiediti un po’ se sono ancora tutti vivi! … 17
agosto = Ci è stato detto graziosamente che noi dovremo essere
giudicato dal tribunale per abuso di divisa. Così staremo agli
arresti parecchio tempo ancora, poi andremo alla fortezza di Comarun a
scontare qualche mesetto di carcere. Quanta noia e melanconia e fame
ci attendono! 24
agosto = Ricevuti sei pacchi dall’Italia: due di libri, uno di
viveri, tre di pane. Quanta riconoscenza per i miei buoni genitori,
per la mia cara famiglia. 28
agosto = Siamo sempre in attesa della nostra pena; intanto siamo
trattati come veri galeotti. Una parola di conforto: il pacco di pane
bianco e saporito che le mani pie della mamma hanno preparato pensando
il prigioniero lontano. 1
settembre = Quest’oggi, ad Oliveto, festa del Protettore. Ma
quest’anno a casa mia faranno un magro Sant’Egidio! Stanotte, in
prigione, ho sognato il mio ritorno ed il mio arrivo a casa. Mai
ho fatto un sogno così nitido, chiaro e verosimile.
Veggo ancora la cucina di casa mia ove ho trovato i miei e la
disposizione dei mobili e dei miei cari. Ne ricordo ancora
perfettamente il portamento e l’aspetto dei loro volti coi gagliardi
sentimenti che in quel momento li agitavano. Oh!
Fossi pittore, onde poter eternare questo bel sogno di prigioniero! Mi
son trovato nel cortile di casa mia, sotto la finestra di cucina. Era
una bella mattina di sole, forse d’estate, e presso la casa c’era
ombra e fresco. Ho sentito i miei cari ed ho gridato: Mamma, sono qui!
mi sono precipitato fra le sue braccia. Povero prigioniero …
Com’era commossa la mia mamma! E mi sembrava ringiovanita. Baciata e
ribaciata la mamma, mi sono volto al babbo che attendeva e mi guardava
lì presso, nello stesso atteggiamento di quando tornai dalla
Tripolitania e di quando tornavo in licenza dal Fronte. Come lo veggo
ancora bene, povero babbo, col suo sorriso commosso, con gli occhi
umidi di pianto, ma lucenti di una gioia immensa. Poi,
attorno, c’era il gruppo dei famigliari: i fratelli e le sorelle.
Mancavano Giuseppe e Sandro, i due che sono soldati. Ho baciato la
Marina, la sorella più anziana. Essa teneva in braccio la Cinta, la
sorellina minore, malata. Questa biricchina mi ha subito sorriso,
strizzando gli occhietti, piegando il capo, mostrando il suo esile
collicino di malata e mi ha parlato per prima. Il primo turbamento era
passato ed io già narravo loro la mia triste storia: il fatto
d’armi che mi aveva fatto cadere in mano al nemico, i patimenti e le
privazioni e le peregrinazioni della prigionia … quando mi son
destato. La sentinella passava davanti all’usciolo della mia cella
battendo i pesanti scarponi … Povero prigioniero, ecco la dura
realtà! 10
settembre = Dopo 40 giorni di arresti siamo ancora in attesa di
decisioni da parte degli Austriaci. Forse dovremo sostenere un
processo. Intanto giunge notizia che ufficiali fuggiti da questo campo
hanno potuto arrivare in Italia. Beati loro! 13
settembre = Partenza per Comaron. Pioggia. Alla stazione vediamo
prigionieri russi che rimpatriano. Quale contrasto! Per
Sopron-Gyoi, arriviamo a Comaron. Passato il Danubio, siamo condotti
al nuovo campo situato in un tratto di bastione: una vecchia caserma
lurida, piena di ufficiali che hanno tentato di fuggire come noi. Oggi
è il mio onomastico. 15
settembre = Ci mandarono a Comaron come all’inferno, fortuna che
anche qui si può vivere, poiché le cimici e i pidocchi non hanno la
forza di uccidere come le tigri! Molta
sporcizia, per il resto si può vivere anche qui come sono vissuto a
Kenyermezo, unico conforto il pensiero costante alla mia povera
diletta famiglia, alla mia adorata mamma, a Dio. 28
settembre = Sempre la solita vita, più le cimici e la solita fame.
Corre voce che la Bulgaria abbia chiesto la pace. Se
fosse vero si potrebbe sperar bene! 5
ottobre = Corrono voci di armistizio! 15
ottobre = Gli avvenimenti pare che precipitino! Fosse vera la pace! 20 ottobre = Bel cielo e bel sole. Spero nella pace.
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