Prima
parte: 1915 9
Giugno 1915 Partenza
da Bologna … La
pioggia torrenziale di oggi si è fermata … così ci accingiamo a
prender la via della stazione. -
Sergente, faccia l’appello! Si sbrighi! Cosa pensa? … E
il povero sergentino, così lo chiamano i vecchi richiamati, passa a
voce alta e stentata la solita lista. Le mura della caserma
rimbombano, o meglio fanno eco anche per una volta … passerà del
tempo prima che questa truppa ritorni! e ritorneranno tutti? … I
soldati allineati con lo zaino al piede, rispondono in tutti i toni
… ad ogni “presente” si direbbe di indovinare il pensiero che in
quel momento passa per quel povero cervello del richiamato che
risponde: famiglia, moglie, figli, amici, affetti troncati … Il
sergente pensa alla quiete del suo dormitorio … in quel tramestio di
voci e di ordini ricorda con nostalgia la penombra della cappellina al
mattino presto, prima che la mistica campana, non la tromba, suonasse
la sveglia … Il
povero sergente è stato anche in Libia, ha al suo attivo 15 mesi di
guerra … che orgia di stenti a questo pensiero! … L’appello è
finito … con un bel “presente” sonoro … -
Sergente, parta! Il
momento è solenne … il seminarista sergente si ferma un poco …
confuso e titubante … quasi in religiosa sospensione … I soldati
attendono sull’attenti … -
Zaino in spalla! Anche
il sergente ha lo zaino, si china con mossa brusca, da soldato,
anch’egli è un veterano, l’afferra per le cinghie, l’alza, lo
passa dietro la schiena, con movimenti ritmici — regolamentari,
e l’aggancia … si china a raccogliere il tascapane rigonfio
di tante cosette …, il peso dello zaino lo fa barcollare …, si
rialza bruscamente mormorando nell’intimo del cuore: Gesù tutto per
Voi, solo per Voi, fino alla morte; e si porta alla testa della
colonna … La sciabola ne inciampa i primi passi … pochi giorni
prima era la fascia del seminarista che pendeva a quel fianco. -
Plotone avanti, march — Uno — due — uno — due … Qualche
colpo di sciabola sulle gambe, qualche scarpa che urta contro il
selciato … poi il solito rumore delle colonne in marcia … lo zaino
fa marcare il passo … poi sono vecchi soldati … la colonna passa,
le pozzanghere fresche inzaccherano le scarpe che schizzano fango fin
sul viso… incerti del mestiere … -
Vanno alla guerra, poveri ragazzi! -
Bravi fatevi onore. -
Felici voialtri, battete duro. -
Viva l’Italia! Grida
un gruppo di signori seduti a un tavolo di una birreria … La
gente si ferma a guardare. Sono le solite facce di tutti i giorni:
guardano e sorridono. I soldati marciano silenziosi, qualcuno alza di
forza le spalle per stirare qualche cinghia … e così la gavetta
sonando forte fa ridere i bambini … Che
gavetta nuova! … I soldati marciano silenziosi e tristi. I
nostri non ci sono fra tutta quella gente curiosa e seccante. -
Fila sinist. march! Guida, fuori il passo! … Uno, due — uno, due. S’infila
la vecchia via, si passerà davanti alla porta del seminario …
Eccola … deserta e silenziosa la vecchia porta … la porta del
seminario … delle aspirazioni … delle sante memorie … Oh!
entrare ancora, correre alla cappellina, abbracciare il Tabernacolo
… star sempre con Gesù … Invece …
-
Plotone! Al passo — uno, due — E il seminarista sergente passa
davanti al suo seminario … vede la finestra della cappellina … ode
il chiasso dei compagni di ricreazione … lo zaino pesa più che mai
…, gli occhi si riempiono di lacrime … Meglio la morte … Per la
terza volta addio luogo dell’anima mia, luogo di Gesù … meglio la
morte … Alla
guerra per la seconda volta! … Mio Gesù, quanto tempo Vi dovrò
star lontano! Lo zaino pesa tremendamente … gli occhi non veggono più
… —
Sergente, c’è un colonnello a destra, non vede? Dia l’attenti!
— —
Plotone attenti a … destr —. Gesù tutto per Voi … .Vi offro la
mia vita perché mi teniate sempre la mano sul capo! … Gesù,
Vi chiedo la grazia di morire sul campo piuttosto che venir meno alla
Vostra chiamata. Gesù spero che Voi mi visiterete con le fatiche, gli
stenti, i dolori, i pericoli, così io vi amerò di più. Gesù io
spero che in ogni modo mi concederete le due grazie che Vi chiesi il
giorno della mia ordinazione. Vergine
santa, mamma mia celeste, io confido nel Vostro aiuto. Io non temo
della vita del corpo, no, Gesù, ve l’ho già offerta, e Voi me
l’avete ridonata tante volte … essa è già Vostra. Non penso al
ritorno fra i miei cari, no. Pinzano.
Il treno fugge, la bassa pianura bolognese nel fresco della sera, dopo
la pioggia estiva, si stende malinconica al nostro sguardo. Dai cascinali: uomini, donne, bambini: salutano clamorosamente… E’ un treno di soldati… che fracasso! … Mangio
un pezzo di galletta … ad un cavalcavia un bambino agita il
cappello. Per ricambiargli il saluto gli butto la mia galletta ed egli
la raccoglie raggiante in un baleno … e me la mostra lontano…
Quanto ti invidio!… Anch’io da piccolo correvo ad applaudire i
soldati. Ma ora! I
paesi sfilano … i campanili agili e svelti quante cose mi dicono al
cuore … Fra pochi mesi sognavo anch’io il ministero sacerdotale
… là presso Gesù … in una bella chiesina di campagna, in mezzo
ad un popolo buono … sognavo di essere il sacerdote di tutti, di
adoprarmi al bene di tutti … invece sono soldato e ritorno alla
guerra, all’ignoto … ma certo al dolore … Poggiorenatico
… che bella chiesa … Oh! i miei poveri trattenimenti su l’arte
Cristiana … come era bello nella stanzetta del seminario edificarmi
in ogni stile la mia chiesetta. E’
già notte … passiamo Ferrara. Una fumata, un gran baccano, i
terribili fanno la guardia … poveri soldati … e voi avete anche
dei bambini … Pontelagoscuro
… il Po … quantunque già scuro, debbo affacciarmi al finestrino
… tante volte ho pensato al Po … sui banchi della scuola … mi
pare di ritrovare un vecchio amico … Ecco il “populeo fiume” …
provo a ricordarmi un po’ i poeti … veggo Virgilio su queste
sponde … il fiume è un po’ in piena … Si
entra nel Veneto … il paesaggio non è più il mio, io mi sento
triste… fa notte … mi ritiro e penso. I
soldati cantano e schiamazzano … poveretti! Nel rumore pensano
soffocare la voce imperiosa del cuore … Io penso … ai genitori …
alla mamma … essi non sanno della mia partenza e mi aspetteranno …
La mamma guarderà nel buio della sera … —
Sono tre sere che non si vede comparire la bicicletta … Quanto
essa desidererà ora di vedermi giungere … di rimproverarmi perché
corro troppo forte … e forse prima in cuor suo correvo piano quando
ero per arrivare … tanto piano … per il suo desiderio di rivedermi
… E
domani avranno la cartolina … e piangeranno. Piangerà tanto la mia
mamma … Il suo Andrea è partito per la seconda volta … per
un’altra guerra. E’
possibile? Che proprio gli debba toccar sempre? … Appena potrò le
voglio scrivere subito che sto bene. Rovigo … e via … Ci fermiamo a Padova … si procede per Mestre … poi … Fa un buio fittissimo … 0gni tanto s’intravvede qualche ombra lungo la linea ferroviaria … per lo più appoggiata ai pali del telegrafo. Sono i terribili. Povero vecchio soldato che vigili alla nostra sicurezza … al buon viaggio dei giovani che vanno alla guerra … a quest’ora tu certo penserai a mille cose … tutte tristi e dolorose … Anch’io penso a tante cose dolorose … Pagina 1 |
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